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Riassunto di una norma troppo spesso ignorata: ecco quali sono le leggi di riferimento, le sanzioni in cui si rischia di incorrere e le modalità per presentare la domanda di autorizzazione. Attenzione, però, perché ogni Comune ha un proprio regolamento.
Con l’arrivo della bella stagione è il momento di spostare tavolini, sedie e poltroncine all’esterno del tuo locale. Ma non sempre è così facile spostare all’esterno dei tavoli, anche se hai la fortuna di avere il tuo locale su una piazza o nei pressi di un largo marciapiede dove gli arredi non intralciano.
Ci sono regole da seguire per l’occupazione di suolo pubblico.
In questo post parliamo dell’occupazione temporanea di suolo pubblico (non permanente, che prevede, invece, durata non inferiore ad un anno) e facciamo un riepilogo dettagliato di tutto ciò che devi sapere (e fare) per metterti al riparo dal pericolo di non essere in regola.
Ogni Comune stabilisce delle regole proprie per i dehors, cioè gli spazi esterni di bar, ristoranti e di quelle attività dove il consumo di alimenti e bevande avviene sul posto.
Le amministrazioni comunali stabiliscono il periodo e i relativi orari nei quali è possibile far sedere i propri clienti all’esterno. Magari sotto delle abitazioni e, si sa, quella dei residenti contro i tavoli all’aperto e gli schiamazzi notturni è una guerra che si combatte puntuale ogni anno.
In alcune città esistono limiti particolarmente restrittivi, in altre a vocazione squisitamente turistica (per esempio quelle sulla riviera romagnola) date e orari sono fissati all’interno di una forbice molto ampia, anche per sostenere il commercio locale.
Per queste ragioni, per metterti al riparo da ogni rischio, informati su requisiti, modalità e tariffe previsti dal regolamento comunale della tua città.
Qualunque essi siano, però, devi in ogni caso chiedere l’autorizzazione per l’occupazione di suolo pubblico e pagare la tassa di riferimento.
La TOSAP (tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, artt. 38 a 57 del D.Lgs. 15.11.1993, n. 507) è un tributo imposto in considerazione del fatto che, mettendo tavoli e sedie all’aperto, un’attività “sottragga” uno spazio al pubblico.
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GUARDA LA SELEZIONE PER TEVa da sé che, a meno di controlli a tappeto, è difficile delimitare questo spazio, tanto che il fenomeno dell’abusivismo è dilagante e sono molte le amministrazioni che hanno scelto “la stretta” sull’occupazione del suolo pubblico.
La TOSAP, che è spesso lo spauracchio degli esercenti, si calcola così: ogni Comune fissa delle tariffe (aggiornate ogni anno in base alle zone più o meno di pregio o di interesse della città e in base alla durata dell’occupazione) che vanno moltiplicate per la superficie dell’area occupata: più è grande l’area che vuoi occupare, più paghi.
I soggetti tenuti a pagare la TOSAP sono i titolari dell'atto di concessione o di autorizzazione o gli occupanti di fatto, anche abusivi, di aree pubbliche. Per chi non rispetta le regole, il decoro e l’estetica delle strade cittadine le sanzioni vanno dal 100 al 200% dell'ammontare non versato, con un minimo di euro 51,65 euro. Possono essere applicate non solo per il mancato ma anche per l’insufficiente versamento della tassa. Per i recidivi sono previsti pure la rimozione degli arredi abusivi ed il provvedimento di chiusura temporanea del locale.
La denuncia per occupazione di suolo pubblico va presentata al Comune competente.
Allo scopo sono disponibili dei moduli predisposti dagli enti stessi presso gli uffici di appartenenza.
Bisogna preventivare dei costi per i diritti di istruttoria: circa 30 euro per la predisposizione di nuove autorizzazioni temporanee, proroghe o volture; e 16 euro di marca da bollo. La domanda per ottenere il rilascio dell’autorizzazione va presentata almeno 30 giorni prima per consentire i dovuti sopralluoghi.
La domanda per l’occupazione di suolo pubblico (TOSAP) deve contenere:
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