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Al bar l'amaro, la grappa, il vermut, sono classiche richieste dei clienti che passano per un digestivo dopo pranzo o cena. Ecco come servirli, al bancone o al tavolo, con una nota scientifica.
Solitamente usiamo definire “amaro” ogni liquore a base di erbe aromatiche, indicati come digestivo dopo i pasti e dalla gradazione alcolica non superiore a 45° (anche se ne esistono di più forti). Tuttavia, un amaro non deve necessariamente far fede al suo nome. Molti di questi digestivi sono infatti caratterizzati da un sapore dolciastro, e prediletti per correggere il caffè.
È convinzione comune che tanto più amaro sia un liquore, tanto più aiuti a digerire. Sfatiamo questo e altri miti sul tema con un articolo dettagliato su come rivoluzionare il modo di servire amari al bar e ristorante, utilizzando un approccio più creativo e “scientifico”.
Dopotutto, non dimenticare che la storia di moltissimi amari, come l'Averna o l’amaro tratto dalla Genziana (tipico in Abruzzo), nasce dall’opera delle farmacie medievali dei monaci benedettini, che li utilizzavano come medicinali.
Le proprietà dell'alcool permettevano di estrarre il principio attivo delle erbe o radici in infusione, apportando benefici a chi li consumava.
Un amaro per digerire o come aperitivo è sempre una velata richiesta di un “piccolo momento di piacere” da parte del cliente, e per questo, parafrasando una nota pubblicità, potremmo dire che “se non è buono, che piacere è?”.
Servire un amaro curato nei dettagli è un aspetto in grado di fare davvero la differenza, qualcosa che dovrebbe suscitare in chi lo sorseggia una piacevole sensazione e il desiderio di tornare a ripeterla.
La loro azione principale risiede nel sollecitare la produzione di succhi gastrici, sgonfiando stomaco e intestino e recando sin da subito una sensazione di benessere.
Ma anche l'occhio vuole la sua parte. Al di là dei gusti personali, in merito al tipo di liquore, gli amari andrebbero sempre serviti nel classico bicchiere di forma cilindrica o tronco conica. Un tumbler basso e svasato è certamente l'opzione migliore quando si serve un amaro con ghiaccio.
Pochi cubetti sono più che sufficienti, ma puoi scegliere di guarnire il bicchiere anche con rametti di erbe aromatiche (meglio se “in linea” con quelle presenti nell'amaro stesso) o allungando il drink con 1/5 di tonica, ginger ale o succhi di frutta. Esistono a questo scopo innumerevoli ricette di cocktail con amari che prevedono l'aggiunta di frutta, dal classico “Amaretto” con succo d'arancia o il nuovissimo Amaro Lucano Cobbler, con aggiunta di vino, tonica, zucchero e guarnito con foglie di menta o frutti di bosco.
Altri consigli per servire amari sempre impeccabili:
La principale differenziazione tra gli amari risiede nella distinzione tra amari “forti”, come il Fernet, e “morbidi”, più dolci e abboccati. Vediamo ora una carrellata dei principali amari italiani, insieme a qualche idea per cocktail a base di amari da proporre al tavolo o al bancone.
Amaro tra i più celebri in Italia, ricavato da una selezione di erbe aromatiche tra cui timo, lavanda, menta, mirto, salvia, rosmarino, maggiorana. È tra gli amari da aperitivo per eccellenza, prestandosi egregiamente alla preparazione di cocktail e long drink.
Perfetto da servire con foglie di salvia o rametti di rosmarino in un bicchiere Womb, bombato nella parte inferiore.
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GUARDA LA SELEZIONE PER TEInsieme a genziana e ratafià è tra gli amari preferiti dagli abruzzesi. Il suo sapore speziato, frutto di un'attenta selezione di erbe spontanee (da qui il nome) lo rende particolarmente indicato per correggere il caffè. Il suo gusto in purezza è molto forte e adatto solo ai temerari, ma si può facilmente riproporre in cocktail sotto forma di Negroni, Moskow Mule o allungarlo con seltz o soda.
Se “vuoi il meglio” non c'è niente come un classico e sempre gradito Amaro Lucano. Inventato alla fine dell'800 e divenuto un grande protagonista dell'Italia del dopoguerra, il Lucano rivive oggi un'epoca d'oro grazie alle innumerevoli ricette di long-drinks alle quali si presta con successo.
Dal semplice Lucano e gazzosa o chinotto, fino all'elaborato “Jim Jam”, a base di grappa e bitter all'arancia. Eccone le proporzioni:
Shakera energicamente con ghiaccio e servi in un bicchiere da cocktail precedentemente raffreddato.
Si narra fosse il liquore prediletto di Gabriele D'Annunzio, tanto che ancora oggi sulla bottiglia è possibile notare la sua firma. Nato dalle sperimentazioni del famoso erborista bolognese Stanislao Cobianchi, che volle dedicarlo alla principessa Elena di Montenegro, fidanzata di Vittorio Emanuele III, il suo gusto morbido è dettato dalla distillazione di albicocche secche, agrumi, cannella e china.
Grazie alla bassa gradazione alcolica, e al giusto mix non troppo dolce, il Montenegro è ancora tra gli amari più amati nel Bel Paese, nonché ingrediente di incalcolabili cocktail.
Insieme a genziana, ratafia, limoncello e prugnolo milita nelle file dei classici liquori fatti in casa, ma replicati anche dalle marche commerciali. Si tratta ovviamente di liquori per infusione, facili da realizzare con la giusta dose di ingredienti e un po' di pratica.
È sempre apprezzato averne una scorta dietro il bancone, ma è importante saper scegliere: cerca di indovinare i gusti dei tuoi clienti, orientandoti su prodotti che rispettino quanto più possibile il gusto da essa ricercato.
Come per il Montenegro, il Ramazzotti è forse tra gli amari più utilizzati per la preparazione di nuovi cocktail da bar. Ne è un esempio il “Ramagino”, drink che unisce il fresco sapore di questo amaro con quello secco del gin.
Dosi:
Un cocktail dissetante, per aperitivi e serate estive.
L'amaro per eccellenza, essendo prodotto dall'infusione delle foglie del carciofo. È il post-pasto per di rito, coadiuvato dalla potenza del carciofo in grado di smaltire un intero pranzo di nozze. Un'etichetta che ha saputo rinnovarsi negli anni, senza mai andare fuori moda, amatissima tanto dai giovani quanto dai veterani del bancone.
Da provare in accoppiata col whisky, servito con foglioline di menta.
Impossibile non associarlo immediatamente a tutta quella fantastica sequela di film italiani anni '70, dove era praticamente una regola trovare, ad un certo punto, il commissario di turno e il suo appuntato versarsi un delizioso goccio di Fernet mentre riflettevano su come risolvere l'ennesimo caso.
Sarà stata forse l'energica spinta del Fernet, insieme alla velocità di quelle verdi Giuliette guidate a tutta velocità, ma alla fine del film ogni imbroglio trovava sempre una soluzione.
Peccato che la vita non sia altrettanto semplice, ma nel dubbio un buon bicchiere di fernet Branca non guasta mai. Tra le versioni cocktail più accreditate, il fernet-cola, il fernet cup (moskow mule al fernet) e il “Bracamilano”, con gremolada di arancia, limone, menta piperita, Fernet-Branca.
e stravecchio, servito in un bicchiere old-fashioned.