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Apprezzatissima da una clientela curiosa di scoprire sempre di più su questa bevanda, una giusta selezione di birre è un aspetto in grado di fare la differenza per il business di pub, bar, ristoranti e pizzerie. In questo articolo ti raccontiamo come scegliere e proporre tipologie di birre diverse alla clientela, per far decollare i tuoi affari, letteralmente, a tutta birra!
Con un posto sul podio delle prime tre nazioni produttrici di birra in Europa, l'Italia ha guadagnato un primato invidiabile: quello di un Paese cultore della birra! La classifica, stilata dall'associazione belga Brews of Europe, attesta l'Italia al terzo posto per numero di microbirrifici pro-capite, superata solo da Regno Unito e Germania.
Un dato molto interessante, che invita a riflettere sull'importanza per chi opera nella ristorazione di optare per una giusta selezione di birre da proporre alla clientela. Pub, bar, ristoranti e soprattutto pizzerie sono luoghi in cui la degustazione di un'ottima birra può determinare una migliore esperienza nel locale, con conseguente fidelizzazione del cliente.
Scopriamo allora come scegliere la birra per il proprio locale sulla base delle diverse tipologie in commercio, e come proporla ai propri clienti, al pari di un vero e proprio beer sommelier.
Il mercato della birra si è aperto negli ultimi anni a novità sempre diverse, ben oltre le semplici definizioni di “chiara”, “rossa” e “scura” alle quali in passato eravamo abituati.
Fidati: la tua clientela è ben preparata sull'argomento, e sa bene quale stile di birra è quello più in linea con le sue preferenze. Questo naturalmente non significa che non puoi proporre nuovi assaggi (anzi devi!), ma è necessario conoscere bene l'argomento per sapere indicare peculiarità, caratteristiche e differenze dei singoli prodotti.
Pur facendo riferimento ad una comune definizione merceologica di base, le birre presentano un notevole livello di differenziazione in relazione alle materie prime utilizzate per produrle, ai diversi processi di trasformazione e, anche, alle diverse tradizioni storiche, culturali e di consumo delle varie zone birrarie.
Ogni tipologia di birra fa riferimento ad una precisa tradizione produttiva, e ognuna di esse ha un suo carattere ed una propria personalità. La distinzione parte innanzitutto dal metodo di fermentazione e dalla miscela di cereali impiegati nella produzione.
Le aree fondamentali di riferimento nell’ambito delle quali si collocano le varie tipologie di birra sono due:
In questo tipo di produzione viene utilizzato il lievito Sacchraomyces Carlsbergensis che fermentando a temperature inferiori a 15° sviluppa pochi aromi e conferisce alla birra semplicità e freschezza, esaltando le caratteristiche del luppolo e del malto usati in produzione. I principali stili di birra inclusi in questa famiglia sono Lager, Strong Lager, Pils, Bock e Doppelbock.
Nella produzione di birre ad alta fermentazione vengono usati dei lieviti di ceppo Saccharomyces Cerevisiae: questi lavorano a temperature superiori ai 15° e apportano alla birra un complesso bouquet aromatico e gustativo. Gli stili di birra inclusi in questa tipologia sono numerosi tra cui i più noti sono: Weizen, Ale, Porter e Stout.
Dopo questa premessa fondamentale vediamo quindi alcuni tra i più diffusi stili di birra da proporre alla clientela.
Questo termine non indica, come molti ancora pensano, una generica “birra di produzione tedesca”, ma una delle due più grandi famiglie di stili birrari al Mondo. Si tratta di una birra a bassa fermentazione nella quale rientrano le categorie Doppelbock, Schwarz, California Common e Helles, con cui spesso viene erroneamente confusa.
Esistono moltissime tipologie di lager, differenziate da peculiarità specifiche e adatte a chi predilige un gusto più secco, e meno “maltato”. Sono birre dal basso contenuto alcolico caratterizzate da un aroma equilibrato di luppolo e malto, da una schiuma soffice e da una piacevole frizzantezza, con un finale morbido ed armonioso.
Tra le più celebri di questa tipologia figura la Guinness. Si tratta di una varietà di birra scura e aromatica, dai sentori speziati e più dolce rispetto ad una comune lager.
Ma attenzione: una birra scura non è necessariamente una stout. Le Black Ipa, per esempio, presentano la medesima colorazione di una stout, ma a causa all'assenza delle tipiche note dovute ai malti scuri.
Poco richieste in associazione con la pizza (perlomeno in Italia), le stout sono birre più idonee ad un sano boccale durante un after dinner in compagnia, specie in uno dei tantissimi pub di ispirazione anglosassone presenti nel nostro Paese.
Stile originario dal Sud della Germania, è tra i più apprezzati dagli amanti della birra. Presenta un colore dorato, abbondante schiuma, sentori fruttati, gusto leggermente acidulo e gradazione alcolica contenuta.
Dissetante e rinfrescante, è una birra adatta a tutte le stagioni e a diverse occasioni: gustose da bere da sole, sono ottime anche per accompagnare piatti estivi
Acronimo di India Pale Ale, uno stile birrario originario dell'Inghilterra, oggi alla base di molte tipologie di birre artigianali.
Trovare in Italia una IPA conforme alle regole d’impostazione anglosassone non è semplice. Molto più comuni sono invece le sue interpretazioni in chiave moderna, orientate sulla componente amara e sugli aromi del luppolo.
Ne esistono diversi sottostili (American Ipa, Imperial Ipa, Black Ipa, White Ipa, Rye Ipa), tutte contraddistinte dal marchio di garanzia “hoppy”, riportato sulla confezione.
Stile che nasce dal Nord della Germania, dove un tempo veniva prodotta nei conventi durante la Quaresima, quando i monaci dovevano rispettare il digiuno e queste nutrienti birre provvedevano al loro sostentamento.
Si tratta essenzialmente di una Lager scura, caratterizzata da spiccati sentori di cereali e frutta matura. Al palato risulta morbida e piacevole, leggermente alcolica, il gusto finale è dolce ma equilibrato.
Considerare le birre alla spina genericamente “migliori” di quelle in bottiglia è un piccolo errore, ancora largamente diffuso. Se da un lato è vero che le prime presentano caratteristiche, in termini di freschezza e frizzantezza, e punti aromatici più decisi al palato, dall'altro è altrettanto vero che alcune birre esprimono il loro massimo quando bevute in bottiglia. È il caso delle birre trappiste e delle Stout, che grazie all'affinamento in bottiglia godono di una “seconda fermentazione”, in grado di esaltare notevolmente le loro qualità.
A di là degli aspetti tecnici la differenza tra birra alla spina e in bottiglia, in termini di gusto, rimane comunque una mera questione personale.
A fare la differenza, sempre per quanto concerne la spina, è inoltre la pulizia dell'impianto, l'esperienza di spillatura del barman e - importante – i materiali e gli standard di produzione utilizzati dal birrificio.
Alcune aziende hanno infatti iniziato a sperimentare fusti in materiali differenti rispetto a quelli tradizionali in acciaio, in grado di garantire prestazioni migliori.
È il caso, per esempio, del distributore di birra Co.Bir, e dei suoi fusti in PET KEG. Questa nuova tecnologia permette di mantenere inalterate le caratteristiche della birra nel fusto, con standard qualitativi pari a quelli dei fusti in acciaio, anche in termini di refrigerazione.
Rispetto ai tradizionali, inoltre, i fusti in PET KEG presentano una maggiore maneggiabilità, grazie ad un peso e ad un ingombro più contenuti (aspetto fondamentale in termini di fatica e lavoro) e un processo di smaltimento più semplice, in quanto possono essere gettati nel contenitore della plastica.
Caratteristiche sempre nuove, in grado di migliorare la qualità del lavoro, con conseguente risparmio di denaro da parte dei ristoranti, dei bar e degli esercizi che decideranno di utilizzarli.
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