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Vino, birra, liquori e cocktail: una guida pratica ed essenziale per orientarsi nella scelta del bicchiere giusto per ogni tipologia di alcolici e superalcolici.
Vino, birra, liquori, amari, cocktail long e short drinks: nella ristorazione la professionalità è tutto e il cliente di oggi è molto più attento ai dettagli in grado di fare la differenza.
Un Moscow Mule servito in un bicchiere sbagliato o nella “sua” tazza bombata di rame salta subito all'occhio incidendo anche su un fattore essenziale: il sapore del drink.
La scelta del bicchiere giusto per ogni drink è, infatti, il risultato quasi scientifico di uno studio finalizzato ad abbinare alle diverse bevande in esso contenute il supporto migliore per esaltarne la struttura. Un bicchiere da amaro non è in grado di esaltare le qualità di un buon whisky come un tumbler basso, che allo stesso modo non è adatto, per esempio, per una grappa.
La forma del bicchiere influisce su caratteristiche fondamentali: ossidazione della bevanda, quantità da versare, portabilità, corretto mantenimento della temperatura e simili. Inoltre, per molti drink, fornisce informazioni “minori” ma altrettanto importanti. Talvolta, infatti, è il bicchiere a suggerire la giusta quantità di ghiaccio necessaria alla preparazione di un drink assolutamente perfetto.
In ultimo, ma non per importanza, è una questione di estetica. La mixology è un'arte, e nell'arte anche l'occhio vuole la sua parte. L'esperienza si acquisisce con tempo, pratica e dedizione, formandosi nei migliori corsi per barman e bartender e apprendendo via via nozioni sempre più specializzate.
Da qualche parte, d'altronde, si deve pur cominciare, e allora ecco una breve ma esaustiva guida da consultare all'occorrenza sui bicchieri più adatti a servire diverse tipologie di vini, acolici e cocktail.
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GUARDA LA SELEZIONE PER TEL'exploit dei vini italiani nel mondo ha riacceso anche l'interesse del pubblico italiano, oggi molto più alfabetizzato su questo prodotto rispetto al passato. Spopolano in vini organici, biodinamici, naturali e vegani, insieme ad altri nuovissimi trend, come gli orange wine, i “low ABV” e i vini aromatizzati o colorati. Un sintomo (niente altro) di un mercato florido e in buona salute, pronto ad incontrare gli interessi del grande pubblico. Sicuramente le grandi denominazioni continuano il loro percorso di successo, ma c’è sempre più spazio anche per le produzioni piccole e territoriali delle quali il territorio italiano è ricco.
Sappiamo tutti, diciamo pure per “vocazione”, che vini e bollicine vanno serviti in bicchieri differenti, ma vige ancora confusione sul bicchiere giusto per bianchi e rossi giovani e invecchiati.
Una norma generale da ricordare è che il vino va sempre servito in un bicchiere trasparente, per apprezzarne colore, archetti e la cosiddetta “unghia”. Un vino bianco fresco, così come un rosso da meditazione, necessitano sempre di un bicchiere dallo stelo lungo, in modo da permette una presa esterna per non scaldare il vino tenendolo in mano.
Vini rossi più strutturati prediligono un bicchiere di forma svasata e apertura ampia che consente una comoda rotazione e una migliore ossigenazione del vino. Così i rossi giovani, dove un bicchiere con apertura ampia esalta i profumi e il bouquet finale del prodotto, dando spazio alle suggestioni da esso prodotte.
Per i bianchi meglio un bicchiere più stretto (ma non un flute!) in grado di mantenere meglio temperatura e non alterare le caratteristiche del vino.
Esiste una vera e propria “scienza del digestivo”, per servire amari a fine pasto in modo perfetto. Per gli amari solitamente un tumbler basso e svasato è quasi sempre l'opzione ideale, magari con uno o massimo due cubetti di ghiaccio per raffreddare, non tanto la bevanda in se, quando il suo arrivo al palato nel momento della degustazione.
Su liquori e distillati si apre un piccolo mondo. Passando in rassegna solo i più diffusi e gettonati possiamo dire che dove non arriva il tumbler basso potrebbe essere opportuno uno più alto, di forma cilindrica o conico e svasato. A differenza del vino, il bicchiere da amaro va tenuto in mano nella sua totalità, proprio per favorire il contatto termico con il corpo, come accade nella degustazione del rum.
Per i distillati meglio un bicchiere a “tulipano”, dalla forma bombata ma con apertura stretta, magari con cappuccio. Perfetto non solo per la grappa, ma anche per altre varietà di liquore. In alternativa, ma solo per vere emergenze, è possibile ripiegare su un classico bicchierino da cicchetto / short drink.
Anche qui è impossibile semplificare. Ogni stile di birra ha il suo bicchiere specifico in grado di esaltarne le peculiarità. Esistono addirittura bicchieri studiati appositamente per una specifica linea di birre, come nel caso della Warsteiner che li produce appositamente per i suoi prodotti.
Non sbagliare è fondamentale. Ecco un rapidissimo riepilogo sempre utile da ricordare:
Prendiamo nuovamente in considerazione i più diffusi e quelli di tendenza quest'anno. Per orientarsi rapidamente nella scelta del bicchiere giusto per ogni cocktail potremmo dire che tumbler bassi, medi e alti sono generalmente adatti ai principali cocktail richiesti al bancone in Italia. Negli ultimi anni, il tumbler è stato un po' ovunque soppiantato dalla classica jar con manico, quasi della stessa forma ma considerata più trendy.
Le principali eccezioni sono quelle determinate dai cocktail che richiedono un bicchiere a coppa, come Manhattan, Cosmopolitan, Dry Martini o Martini Espresso, Margarita Dry e Daiquiri.
Cocktail a base di gin, brandy e cognac possono essere serviti in una coppa baloon con stelo, mentre per cocktail caldi come Irish Coffee e Punch meglio una tazza in vetro con manico.
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