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In molti bar, colazioni e aperitivi consumati al tavolo oppure al bancone hanno prezzi differenti. Una "prassi" che però, in molte regioni, è diventata fuorilegge e espone al rischio di multe salate. Tu sei a posto?

Bar: fai pagare il servizio al tavolo? Attento alle regole

Il cappuccino che servi ogni mattina sul bancone del tuo bar costa più o meno un euro, se però te lo ordinano al tavolo magari lo fai pagare il doppio. Così come la brioche. La maggiorazione di prezzo per il “servizio al tavolo” è un balzello parecchio odiato dai tuoi clienti, che spesso finisce al centro delle polemiche, e alle volte rischia di rendere indigesti la colazione o l’aperitivo di molti avventori dei bar.

A volte capita anche che il cliente chieda al bancone un caffè e poi se lo porti a tavolo autonomamente, perché è al telefono, per “appoggiarsi” oppure perché vuole (giustamente) sedersi per sorbirlo. Come ti comporti in questi casi? Quale prezzo applichi? Come vedi, un chiarimento in merito a ciò è necessario.

Tu come ti comporti? Che tariffe applichi nel tuo bar? Esponi i prezzi in maniera trasparente?

In questo post vogliamo fare chiarezza sull’argomento, anche se chiarezza non c’è perché, se da una parte alcune regioni hanno emanato norme locali molto severe in materia, dall’altra non esiste un’unica legge nazionale che disciplini la questione allo stesso modo (e quella a cui si fa riferimento è parecchio datata). La situazione di caos è analoga a quella di un’altra voce di costo che spesso “infiamma” lo scontrino: il coperto al ristorante. Dunque, il sovrapprezzo per il servizio al tavolo è fuorilegge? Come si applica? Cosa rischiano i baristi che fanno i furbi?

I prezzi maggiorati per il servizio al tavolo del tuo bar

Chi mai si stupirebbe nel leggere che un caffè servito al tavolo di un bar nella piazzetta di Capri o di Portofino può costare 5 euro? O che un toast consumato al tavolino di un bar in piazza San Marco a Venezia può costarne anche 20? Molto più semplicemente, anche nelle sue piccole abitudini quotidiane, il cliente sa che se consuma in un bar del centro, particolarmente blasonato, sedersi al tavolino può costargli parecchio. O che l’aperitivo nelle strade della movida non costa quanto in periferia. “Lo sa”, abbiamo detto.

Il problema nasce però quando “non lo sa”: tra i tuoi colleghi esistono ancora i furbetti dello scontrino che, in barba alla trasparenza, soltanto al momento di far pagare il conto informano l’ignaro cliente che c’è una maggiorazione di prezzo per le consumazioni al tavolo. Questo “aumento” (che non dovrebbe superare il 15-20% del totale) un tempo serviva per pagare i camerieri quando non esistevano i contratti di lavoro.

Ecco perché, oggi che il contratto di lavoro è un obbligo di legge, appare quanto mai immotivato. La maggiorazione per il servizio al tavolo in molti casi è superiore al doppio del prezzo iniziale: un sovrapprezzo di oltre il 100% è davvero esagerato. Qualche attività si riserva persino una maggiorazione di prezzo in determinate fasce orarie, in presenza di eventi specifici o in certe giornate di festa: anche in questo caso il listino con i prezzi e le loro variazioni (opportunatamente evidenziate) deve essere messo in mano al cliente prima che ordini la sua consumazione.

L’obbligo della trasparenza dei prezzi al bancone e al tavolo

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La legge (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931 e relativo Regolamento di esecuzione del 1940) impone l’obbligo di esporre i prezzi accanto ad ogni singola voce indicata nel menu, con la netta distinzione per il sovrapprezzo dovuto in caso di servizio al tavolo.

Per scongiurare ulteriormente scorrettezze ed abusi, un cartello con i prezzi esposti deve anche essere affisso, in posizione ben visibile, all’interno del locale e, nel caso in cui si paghi il servizio al tavolo, fornire anche questa informazione. Chiaramente non basta avvisare che è previsto un costo extra ma questo va quantificato con esattezza. Insomma, i bar hanno l’obbligo di esporre diciture chiare che non creino confusione e rendano il consumatore ben informato e consapevole di ciò che pagherà. C’è poi il caso dei bar che preferiscono tagliare la testa al toro e chiarire subito che “non si effettua servizio al tavolo”: in questo modo si lascia alla libera iniziativa di ognuno l’eventualità di portarsi piatto e bicchiere al tavolino.

Le regioni che hanno scelto la “stretta” sul servizio al tavolo

Ribadito che non esiste chiarezza in materia perché sono le leggi regionali a disciplinare la questione, e quindi i casi sono diversi da una regione all’altra, in Emilia-Romagna le norme sono molto severe e impongono che il prezzo sia “chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico anche per quanto concerne eventuali aggiunte attribuibili al servizio”. In Lombardia, per l’omessa esposizione della tabella dei prezzi dei prodotti somministrati (resa obbligatoria dall’art.19 comma 3 - L.R. 24.12.2003 n.30) le sanzioni vanno da 154 a 1032 euro, conciliabili in 308 euro, così come per il mancato obbligo di mettere il listino dei prezzi a disposizione dei clienti in caso di servizio al tavolo.

Cosa rischi se applichi in modo occulto il sovrapprezzo per il servizio al tavolo

Ad ogni modo, quale che sia la tua regione, ci sono due cose che puoi fare per assicurarti di essere in regola e non rischiare guai, anzi tre:

  1. Cominciamo dalla fine: eviti le multe solo se rispetti le regole e lavori nella legalità. Questo vuol dire che devi appendere il cartello dei prezzi in un posto visibile e fornire il menu con tutti i prezzi.
  2. Chi come te gestisce un bar può trovarsi nella confusione perché, lo abbiamo detto, ogni regione può varare norme ad hoc: l’unico modo per non rischiare sanzioni è quello di rivolgersi alla locale polizia municipale per conoscere le normative che sono in vigore sul territorio nel quale hai aperto il tuo bar.
  3. Fa comunque riferimento alla normativa nazionale sulla mancata esposizione della tariffa dei prezzi, che prevede sanzioni da 154 a 1032 euro, conciliabili con la somma di 308 euro.

Il buon senso e il comfort per il cliente devono guidarti

Chiarito che una regola generale non c’è, forse sarebbe più opportuno richiamare una delle prime regole per chi lavora a contatto con il pubblico: quella dell’ascolto e dell’empatia. Quale servizio ti piacerebbe avere se tu fossi il cliente? Come ti piacerebbe che il bar si ponesse nei confronti del servizio al tavolo se fossi tu dalla parte del tuo avventore?

Una risposta sincera e onesta a queste domande può essere sufficiente a trovare la strada da percorrere.

Un esempio? In un bar di Milano, nei pressi della stazione, è capitato (a chi scrive) ciò: dopo aver chiesto un toast e succo d’arancia, che per la preparazione richiede qualche minuto, ho appoggiato borsa e valigia nei pressi di un tavolino. Il bar era vuoto al momento. Volevo sedermi a sfogliare un quotidiano nell’attesa. Prima che potessi sedermi, è arrivato un cameriere che mi ha detto che, se gradivo il servizio al tavolo, avrei dovuto pagare di più per il mio toast e per il mio succo d’arancia. Gli ho detto che no, non volevo il servizio al tavolo, ma avrei atteso la preparazione della mia colazione. Il cameriere mi ha detto allora che non potevo sedermi. Risultato? Mai più in quel locale.

Rifletti su qual è il risultato delle tue decisioni sulla percezione dei clienti. L’importante è la chiarezza, ma anche l’elasticità.

 

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